Wagner segue Howard, e in molti sensi.
Lapalissiano ribadirlo, alla luce tanto della sua produzione quanto dell’impegno a restituire al Bardo di Cross Plains quanto negatogli dalla vita in termini di meritata notorietà.
Ma di tutto questo, non è necessario parlare, adesso. Certo, si tratta dell’ascendenza che ha reso Wagner quello che era, ma qui, oggi, bisogna parlare di Kane. A chiedere spazio, nella sua maniera irresistibile, è lui.
Se qualcosa occorre sia ribadita, infatti, è come il rinnegato dai capelli rossi sia il punto d’arrivo fiammeggiante del superomismo Sword&Sorcery. E soprattutto come, dopo di lui, si sia imboccata la pacchiana via di una decadenza facile, priva di grandezza. Alas! Il marchio di Caino, rilucente di titanica e sgomentante grandezza, è finito sulla fronte di rifiuti da Suburra, malvagi privi di fascino. Ma lasciamoli a rotolarsi nel fango.
E invece, Kane!
Lui sì che è stato un guanto di sfida buttato in faccia a tutti i presunti eroi, anime deboli incapaci di guardare al proprio lato oscuro, cavalieri timorosi del riflesso nello specchio. Un affronto che per giunta ha colpito l’orgoglio, oltre che la guancia, anche di molti villain di dubbio status, in fondo mai all’altezza del Guerriero dell’Anello. E non è ancora tutto.
Dio non risponde? Lo sappiamo: da sempre rifiuta il duello, trincerandosi nel silenzio. Per Kane, poi, il verdetto è stato già emesso, pare una volta per tutte. E allora, almeno finché non si troverà il modo di tirarlo giù dai cieli per costringerlo a rispondere, vada alla malora, insieme al Crom di Milius (si era detto niente Howard, è vero, ma noblesse oblige, e poi, si sfrutta il velo cinematografico…). Kane non patteggia, neanche dopo millenni di ramingo esilio solitario. Rilancia, sempre.
Che differenza, ragazzi, in questa glorificazione di un Io strabordante, rispetto agli antieroi (termine che non a caso Wagner odiava) attuali, fiacchi nichilisti, scialbe anime preda del Caos che anelano alla redenzione senza ammetterlo, invece di tentare la scalata al Cielo, una volta per tutte!
Ecco perché il Drago Mondadori dedicato a Kane, a cura di Massimo Scorsone e tradotto da Davide Mana, era atteso da tanto tempo.
Saziare i completisti, cui negli anni era magari sfuggito un qualche tassello della saga di Kane, era certo doveroso, opera meritoria. Tuttavia, il ritorno in libreria serve anche a mostrare ai lettori come lo Sword&Sorcery – etichetta alla quale l’autore non era troppo affezionato, pur essendo immerso nei suoi fondamentali e dedicando all’era pulp gran parte delle sue energie di autore, curatore e studioso – sia ancora la via maestra per coniugare gli appetiti oscuri di quello che viene chiamato dark fantasy, con la genuina avventura di stampo epico.
Perchè Kane, già alla sua nascita negli anni 70’, decennio quanto mai adatto a veder fiorire le sue contraddizioni di vagabondo maledetto, di rivali ne aveva pochi. E il contemporaneo “Guerriero Stregone” di Gardner Fox appare al confronto una involontaria parodia, segno della lana grossa che avrebbero scelto di maneggiare sempre di più in futuro troppi autori, a detrimento del genere.
Discorso che rischia di portare lontano, questo, e distoglierci dalla qualità di storie che sono davvero capisaldi di un modo di scrivere onesto, prima ancora che godibile. Wagner non si poneva il problema di “scrivere la cosa giusta”: aveva imparato fin da subito la legge d’oro del pulp, per cui l’unica regola è spingere sull’acceleratore. E lui, premeva a tavoletta.
Ma, diranno ora i completisti di più sopra – che in fondo altro non sono che quelli che hanno mantenuto il culto del Caino dagli occhi azzurri – il nuovo nero volumone extralarge che si ritrovano a maneggiare, cosa aggiunge alle collezioni fin qui custodite gelosamente? Un bottino di ben due poesie, tre racconti e il capitolo di un quarto romanzo mai terminato, tutti testi tradotti per l’occasione, che offrono finalmente il quadro completo (se si escludono rapidissimo cameo del nostro in narrazioni altrimenti a lui completamente estranee) della saga di Kane.
Per il resto, saremo tutti schierati a rileggerci capolavori come “La Crociata Nera” o “Le trame dell’Oscurità”. Pronti a discutere se il retrofuturismo che a volte si intravede nelle storie wagneriane le avvicini come sostiene qualcuno allo science-fantasy. Se Kane, alternativamente, cammini sotto il sole di un mondo vecchissimo o giovanissimo rispetto al nostro. Sapendo che i secoli sono il suo pascolo. E che dove la notte è più buia, lampeggiano i suoi occhi.
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