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Addio, malincomica Vitti!

Aggiornamento: 21 feb 2022


No, non è un refuso, ho scritto apposta la parola “Malincomica” per salutare una delle più grandi attrici del cinema e del teatro italiano.

Nascosta, infatti, da una manciata di lentiggini e da una nuvola scomposta di capelli, Monica nascondeva una dolcissima malinconia fatta di piccoli dolori che ci regalava solo dopo averli tramutati in amabile ironia!

Con una tecnica spaventosamente precisa Monica rompeva il suono, spezzava le frasi e colmava il piccolo vuoto che si veniva a creare con una grande emozione che ci veniva restituita tramutata in tempo comico assolutamente perfetto.

Accordi musicali di un’anima ricca e generosa che partivano dal cuore in minore e si trasformavano in maggiore al momento dell’emissione della battuta stessa con una precisione chirurgica!

Il Talento naturale affinato e cesellato con questa geniale intuizione ha fatto sì che nascesse il mito di Monica, ne è conseguita la sua originalità ed il suo essere diversa da tutte.

Anche la sua fisicità ha contribuito ad alimentare il fuoco della sua meravigliosa carriera: alta, magra, asciutta in un’epoca di burrose icone femminili piene di curve e dagli sguardi languidamente inespressivi, Monica si fa largo a gamba tesa (e che gamba) catalizzando sulla sua figura e sul suo indiscutibile talento l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori!

C’è Monica e poi c’è tutto il resto; si guarda solo lei, si osservano i suoi silenzi, le sue pause, le sue mani, il suo modo di camminare.

Monica è buffa e tremendamente sexy allo stesso tempo, non sbaglia un tempo, una battuta, Monica ci regala sempre la sua anima facendoci prima ridere e poi piangere o viceversa.

Monica riporta alla nostra memoria tutti gli stati d’animo toccati nella nostra esistenza attraverso i volti dei molteplici personaggi femminili da lei interpretati. Guardando i suoi film, attraverso le sue interpretazioni magiche, noi donne ci siamo tutte ricordate di essere state gelose, passionali, tristi, un po’ matte, ubriache, commosse, felici, assassine, vittime, tradite e traditrici, belle, brutte, goffe, insicure, indecise; al contempo gli uomini stessi avranno ripescato nella loro memoria esperienze con donne così.

Non ho usato a caso la parola memoria, perché proprio una acceleratrice di memorie, quale è stata la grande Monica Vitti, come per una impietosa legge del contrappasso, all’improvviso

ha spento la sua!

Non dimenticherò mai il racconto che mi fece un musicista, nonché suo grande amico, che vorrei riportare qui per tutti i nostri lettori.

Questo noto personaggio, di cui ovviamente non farò il nome, mi disse che una sera portò Monica a cena in un famoso ristorante romano in pieno centro e lei, davanti alla finestra di questo locale, esclamò: “Ah, vedi che bello… affaccia sul mare!”

Egli quella sera percepì chiaramente l’inizio della malattia di Monica!

Il racconto mi toccò profondamente e non nego che spesso mi capita di pensare a questo misterioso male che ci priva dell’anima delle persone lasciandoci un involucro vacuo e spesso, cosa ancor più dolorosamente irritante, sano!

Allora mi sono chiesta quale sarà stato il suo ultimo pensiero Consapevole, mi sono chiesta se, in quei sempre più rari momenti di presenza, avrà avuto paura… Che cosa avrebbe voluto non dimenticare mai?

Troppe domande senza risposta, troppo dolore per chiunque sprofondi nell’oblio di questa malattia e per chi rimane accanto con amore e pazienza alle persone che ne vengono colpite.

Al di là delle infinite piccole e personali memorie individuali, che sono destinate a spegnersi prima o poi, esiste per fortuna una gigantesca ed eterna memoria collettiva che ha il dovere di ricordare al mondo dei vivi le storie significative di chi non c’è più…

Quindi, cara Monica, tu forse avrai dimenticato chi eri, ma noi non lo dimenticheremo mai e ti ringraziamo infinitamente per le memorie che ci hai risvegliato! Qualcuno scrive che ogni neo della nostra pelle, ogni lentiggine è una vita già vissuta di cui non ricordiamo nulla… Ebbene io ci credo e mi capita spesso di raccontare questa cosa a tutti i bambini che conosco dicendo loro che una voglia o un grosso neo, di cui magari si vergognano, non è altro che la prova di un’antica esistenza gloriosa: forse si è stati condottieri, gladiatori, personaggi storici importanti o grandi capi.

I bambini cominciano a rimuovere il complesso e ad andar fieri di quel segno fino a poco prima mal sopportato… Ora, per tornare a Monica, io credo nella reincarnazione e, se dovesse valere la teoria delle lentiggini, allora lei è già da qualche parte fra noi che, certamente, sapremo riconoscerla!

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