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Attualità - Alla Roma il Vitesse, Fonseca in Ucraina e il Tempo da spazio al Pallotta cantastorie

Gli argomenti non mancano, tanto quelli sportivi quanto quelli più seri e drammatici, eppure eccolo qua...

Ci risiamo. È come il cannone del Gianicolo. La deflagrante castroneria del peggior presidente della Roma dal dopoguerra ad oggi non si fa attendere. Ciò che dichiara alla radio americana è di un patetico che lascia interdetti, e non perché da un personaggio simile ci si possa attendere qualcosa di vagamente dignitoso ma perché non perde occasione per confermare la sua bidimensionalità sia umana che professionale. Questo reiterato parlare di qualcosa che non è mai stato realmente suo è il segno di un malessere. Quella tentazione irresistibile, sintomo inequivocabile di una malsana mitomania. La vana ricerca di trenta secondi di notorietà. La Roma ne ha data parecchia a questo oscuro personaggio piombato nella Città Eterna in charter. Su di lui sono girate un carosello di chiacchiere. Si è sussurrato che fosse un prestanome, che abbia fatto valanghe d’impicci, ma nulla di tutto ciò è stato dimostrato quindi non esiste. Quello che esiste però è lì, impietosamente sotto agi occhi di tutti: un fallito. Un clamoroso perdente. Si giustifica dietro lo strapotere juventino, ma esistono la Coppe Italia, la Supercoppe, la Uefa. Cosa ha vinto? Nulla. Zero. Snocciola come risultati vincenti i secondi posti. D’accordo, meglio di un calcio ai gemelli ma a che distanza dalla prima in classifica? Se diciamo, siderale, neppure ci avviciniamo alla malinconica verità. Resta il miracolo della semifinale, ma è appunto, un miracolo. Ora vagheggia che potrebbe tornare in altri club. Poveri loro. Se va bene, dopo dieci anni se la squaglia lasciandosi alle spalle una bacheca impolverata e desolantemente vuota e un buco nero di buffi. Almeno 400 milioni di euro. Sconfinata solidarietà ai tifosi. Chiunque saranno.


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