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Effetto domino

Aggiornamento: 15 set 2021


1- Il 17 ottobre 2017 l’SDF (la componente principale della coalizione internazionale anti Isis, formato principalmente dalle milizie kurde YPG e YPJ, oltre che da milizie arabe e assire e di altre etnie) annuncia la caduta definitiva di Raqqa, la capitale del Califfato Islamico ISIS.

Una guerra lunga, non conclusa neanche ora (Isis è ancora presente, oltre che in Siria e Iraq, in filiali africane e asiatiche). Una guerra che ha portato, solo tra i kurdi, a 11 mila caduti e un numero sterminato di invalidi. Oltre a un migliaio di prigionieri Daesh, siriani, irakeni, di altri paesi a prevalenza araba o musulmana, ma anche un gran numero di cittadini occidentali. Le autorità della Federazione del Rojava chiedono ai governi stranieri di prendersi i loro concittadini jihadisti, per giudicarli e condannarli, ma l’appello cade nel vuoto, e i kurdi devono farsi carico di questi prigionieri e delle loro famiglie, causando un danno notevole a un territorio già pieno di problemi.


2- Il 20 gennaio 2018 la Turchia annuncia il lancio dell’operazione Ramoscello d’Ulivo (la cucina e l’ironia turca sono sempre state di alto livello), destinata a conquistare il cantone di Afrin (a maggioranza kurda e facente parte della Federazione della Siria del Nord- Rojava, nonostante sia lontano dagli altri tre cantoni componenti la Federazione). E in seguito anche la città di Manbij, sempre appartenente alla Federazione. L’operazione ha l’implicito appoggio di Russia (che controlla lo spazio aereo del Cantone) e degli USA. Oltre a l’offensiva di terra, condotta principalmente da milizie siriane jihadiste finanziate da Ankara, l’aviazione turca bombarda costante le città del Rojava e in seguito anche del Kurdistan irakeno.


3- Il 19 dicembre Donald Trump annuncia il ritiro delle forze statunitensi dalla Siria, scatenando le proteste dall’SDF. È chiaro a tutti che questo significa luce verde per Erdogan a invadere anche il resto del Rojava (cosa che succede puntualmente). Il generale Mattis, Segretario alla Difesa USA, si dimette per protesta.


4- Donald Trump promuove i negoziati di Doha, con la mediazione del Qatar (il principale alleato arabo di Erdogan), tra gli USA e i Taliban. Il delegato talebano scelto dagli americani è Baradar, ex cofondatore del movimento jihadista, che viene liberato dalla prigione pakistana su richiesta del governo USA. Baradar è attualmente a capo del governo provvisorio di Kabul. Dai negoziati viene clamorosamente escluso il governo afghano, che viene così delegittimato dal suo principale sostenitore. Il 29 febbraio 2020 gli accordi vengono firmati. Gli Usa smobiliteranno entro il 31 agosto.


5- Nel frattempo le forze turche attaccano il Rojava, bombardando l’ospedale di Al Hasaka. ISIS riprende fiato, e riprende gli attacchi a SDF. La Turchia attacca anche il nord Iraq (Kurdistan Irakeno) e le zone degli Yazidi (Shengal, anche qui viene bombardato un ospedale, causando 8 morti e numerosi feriti).


6- Ad Agosto 2021 i Taliban conquistano, quasi senza combattere, quasi tutto l'Afghanistan. Biden, succeduto a Trump, mette in atto (in maniera pessima) il piano previsto dalla precedente amministrazione. D’altronde gli USA non possono più permettersi, già dai tempi di Obama, di spendere un fiume di denaro per una guerra che gli americani considerano inutile, e in realtà, come fa notare sempre Dario Fabbri, l’ottimo analista di Limes, i presidenti americani non sono quegli uomini potentissimi che a volte noi europei crediamo, ma semplici simboli di un sistema molto più complesso di pesi e contrappesi.


7- Se gran parte dell’esercito afghano si arrende e passa tra le file dei Taliban, consegnandogli armi e mezzi modernissimi, se il presidente Ghani lascia il paese, qualcuno decide diversamente.

Amhed Shah Massuod, figlio del leggendario Leone del Panjshir, si arrocca nella valle inespugnabile, circondato dai suoi fedeli, e annuncia una nuova Alleanza del Nord, e lancia un appello internazionale dal magazine del suo amico Henri Levi, il filosofo e politologo francese. “Noi afghani siamo nella situazione in cui si trovava l’Europa nel 1940. Siamo soli a resistere. Non ci arrenderemo mai”. Il vicepresidente Amrullah Saleh, ex capo dei servizi segreti afghani e da sempre acerrimo nemico dei Talebani, lo raggiunge, dichiarandosi, come prevede la costituzione, presidente ad interim. Si uniscono a loro anche reparti militari afghani che rifiutano di arrendersi ai Talebani.


8- USA: l'intervento americano in Afghanistan è stato un fallimento totale. È stato speso un fiume enorme di denaro, maì, solo una piccolissima parte di questa spesa è stata destinata a ricostruire l'Afghanistan, al sistema sanitario (sulle spalle delle organizzazioni umanitarie), al sistema educativo, allo sviluppo economico. Le troppe vittime militari (tra cui 52 soldati italiani) e soprattutto civili (ricordiamo soltanto l'uccisione dei due giornalisti della Reuters e di altre persone innocenti che il governo americano ha cercato di coprire per anni, e il cui smascheramento è costato a Julian Assange una vergognosa persecuzione giudiziaria) sono servite soltanto a ingrassare le grandi aziende fornitrici di servizi e qualche signorotto locale.

Da Bush a Obama, da Trump a Biden, tutti i presidenti hanno fatto del loro peggio.


9- l'Europa. Non è un caso che il primo appello lanciato da Massoud Jr. sia stato destinato alla Francia, non solo per il canale aperto dal suo amico Henri Levi, ma anche per il fatto che Macron è l'unico leader europeo che mostra un certo piglio nel contrastare il fondamentalismo islamico, (non a caso è diventato il nemico numero uno di Erdogan) e la Francia è l’unico Paese della coalizione internazionale a non aver completamente abbandonato i kurdi. Ma ovviamente la Francia persegue i suoi interessi. La UE, non essendo (purtroppo, per chi scrive) una vera confederazione, non avendo la forza né la volontà né gli strumenti per agire, è in balia degli eventi e delle politiche particolari. Massoud, Salah, le donne del RAWA (e purtroppo le donne in generale) e chiunque in Afghanistan non appoggi i Talebani, non sia finanziato dai servizi segreti pakistani, qatarini o turchi, non abbia interessi con le aziende cinesi, se la vedrà molto male.


10- Ad oggi (6 settembre), dopo intensi combattimenti di cui purtroppo, data la mancanza di mezzi di informazione presenti sul campo (Claudio Locatelli, reporter italiano free lance, è al momento l'unico italiano presente in Afghanistan), i Talebani annunciano di essere entrati nel Panjshir, e hanno diffuso alcune immagini. Massoud Jr smentisce che tutta la valle sia sotto il controllo jihadista, ma è chiaro che se non riceveranno aiuti i resistenti (che al momento, nonostante l'indifferenza della comunità internazionale, rappresentano il legittimo governo afghano, data la presenza del vicepresidente Selah) sono destinati a soccombere.

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