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Alessandro Bottero

L’Eterno Ritorno del mercato del fumetto

Sempre più festival/fiere/mostre di fumetti inseriscono nel loro programma di incontri un momento in cui alcuni addetti ai lavori parlano di come stia cambiando l’editoria a fumetti in Italia.

Non è nulla di nuovo.

Dal 1991 a oggi è la quinta volta che ciclicamente questo argomento emerge, e genera una serie di incontri.

Accadde con l’arrivo dei super eroi (primi anni ’90)

Poi con l’esplosione delle fumetterie (fine anni ’90)

Poi verso i primi anni del ’00 con il cosiddetto “avvento dei fumetti digitali”, che poi non è mai accaduto.

Verso il 2010 con le graphic Novel nelle librerie (Zerocalcare docet)

E ora di nuovo

Cambiano i nomi degli invitati agli incontri, cambiano i luoghi ma il succo è sempre quello. Nuovi festival, che trent’anni fa non esistevano, oggi organizzano incontri su come cambia. A volte, cosa strana e che tra le righe rivela un altro problema del mondo del fumetto, i volti di chi è establishment oggi sono gli stessi di chi era guerrigliero e incendiario vent’anni fa. E la domanda forse sarebbe “non chiedere come puoi cambiare il mercato del fumetto. Chiediti come il mercato del fumetto abbia cambiato te”.

In realtà il mercato editoriale del fumetto (come anche quello dei libri) non è cambiato di una virgola.


Non stiamo parlando del modo in cui le persone sperimentano i fumetti, ma del mercato editoriale, ossia di come si VENDONO i fumetti.

Lo schema è sempre lo stesso, immutato da decenni.

A Un soggetto che REALIZZA una storia che si spera verrà letta; B un soggetto che PRODUCE fisicamente il supporto che verrà comprato e cerca di venderlo; C un soggetto che spende i SUOI soldi per comprare il prodotto

A + B + C. Così era anni fa, e così è tuttora.

I social non aggiungono o tolgono nulla. Mille miliardi di like su facebook o Istagram non si traducono in miliardi di copie VENDUTE. La promozione ossessiva e martellante sui social non sposta numeri di venduto tali da giustificare l’adorazione cieca che molti nuovi vati del marketing tributano ai social.


Volendo essere rigorosi e spietati, bisogna poi chiarire le cose: si parla di fumetto da edicola o fumetto da libreria? Chiedere a una casa editrice che lavora solo in libreria, saltando il settore delle edicole, significa parlare con qualcuno che realizza prodotti rivolti a un pubblico ristretto, come è quello delle librerie.

Quando un volume a fumetti NON manga in libreria e/o fumetteria non vende, e chi dirige una casa editrice svela che l’obiettivo reale è quello di “vendere” i fumetti a cinema o TV, perché i libri a fumetti confezionati sono solo “layout di contenuti” (definizione data da un noto direttore editoriale di una casa editrice a fumetti attiva nelle librerie e nelle fumetterie nel corso a un incontro sul cambiamento del mercato editoriale a Lucca Collezionando 2022) che troveranno la vera e reale fioritura economica SOLO tramutandosi in progetti per la TV o il cinema, sarebbe lecito chiedersi: “E perché dovremmo chiedere a lui cosa ne pensa del mercato editoriale, se A PRIORI per lui il mercato EDITORIALE non è il vero obiettivo del suo lavoro, ma solo un layout, ossia solo una BOZZA ancora incompleta del progetto finale?”

Ovviamente esistono differenze tra il passato e ora, ma sono differenze che nessuno ha il coraggio di dire.


A – Il prezzo della carta con cui sono stampati libri, riviste, giornali e quindi anche i fumetti è aumentato a dismisura, e questo comporta costi enormemente accresciuti, con riduzione folle del margine di ricavo netto da parte degli editori. Per dirla in parole semplici: i costi della CARTA nel mercato editoriale sono raddoppiati, e questo giocoforza incide su tutto.


B – se prima esisteva un pubblico che ANDAVA fisicamente in edicola o in libreria e VEDEVA i prodotti e se voleva li comprava in edicola o in libreria, oggi le persone NON vanno più in edicola o in libreria. Quindi è ancora possibile che esista un pubblico, ma il problema è che spesso il potenziale pubblico che comprerebbe il prodotto X non sa che quel prodotto esiste.

Il problema quindi è: come farglielo sapere? E qui le soluzioni possono infinite, ma è necessario trovarle, altrimenti il fumetto più bello dell’universo diffuso in edicola resterà invenduto perché le persone a cui quel fumetto potrebbe piacere NON vanno in edicola e quindi NON sanno che esiste. E dire “La soluzione sono i social” è una scemenza. I social ALIMENTANO la pigrizia delle persone, perché i social sono fruibili stando comodamente seduti a casa propria o sul telefonino. I social POSSONO essere una parte delle strategie promozionali, ma non possono essere il sacro Graal a cui tutti ci inginocchiamo.


C – questi incontri poi soffrono di un problema base: mettono assieme soggetti editoriali di grandezze diverse e che hanno obiettivi diversi. Se si dice “il mercato richiede una maggiore ampiezza d novità di proposte” allora come si fa a mettere assieme la Bonelli, che ha punti di pareggio al di sotto dei quali CHIUDE le proposte innovative (vedi il caso di Mercurio Loi), con case editrici che invece con le stesse cifre con cui la Bonelli chiude una collana, fanno festa e annunciano il trionfo della novità?


D - Oggi tutti a dire “il fenomeno sono i Manga”, ma i manga in Italia sono presenti nelle edicole dal 1991, e hanno sempre venduto più dei super eroi. Nel 1991 I Cavalieri dello Zodiaco della Granata Press vendevano 60.000 copie ogni 15 giorni, e Ken il Guerriero, sempre Granata Press 45.000 copie ogni 15 giorni. Anni dopo fu Dragonball della Star Comics a vendere cifre simili. E poi toccò a Naruto (Planet Manga) e a One Piece (Star Comics). Quindi i manga in edicola stravedono da trent’anni. Chiunque si svegli adesso e dica “ahhhh, i manga vendono tanto nel 2022!!!!”, o ha dormito dal 1991 a oggi, o è uno che il mercato editoriale a fumetti in Italia non sa cosa sia, ma siccome fa figo parlarne riprende il primo slogan che ha letto sui supplementi culturali dei quotidiani.

Questi incontri fanno tenerezza, ma anche un po’ di pena. È come vedere sedicenti esperti che ciclicamente ogni 6/7 anni riscoprono il teorema di Pitagora, e sempre qualcuno abbocca e dice “ohhhhhhhh, il teorema di Pitagora!!! Ma che scoperta incredibile!!!”.

Ma in fin dei conti va bene così. C’è sempre chi fa convegni, e parla di come dovrebbero essere fatte le cose.


E poi c’è chi invece le fa.

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