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L’occhio indagatore di Johnny Dorelli

Come i film del noto attore meneghino hanno mostrato e anticipato vizi, manie e (mal)costume nostrano


Per molti di noi Johnny Dorelli ha rappresentato un volto familiare e molto amato che, fino ai primi anni ’90, era sempre presente nelle case degli italiani sia per i numerosi varietà che presentava, sia per le varie pellicole che venivano trasmesse, il più delle volte sull’allora Fininvest, in prima serata.

Cantante, ballerino, presentatore attore che, con i suoi musicarelli, ha accompagnato intere generazioni. Sotto sotto invidiato da molti uomini per i suoi successi sentimentali come con la Spaak ma, soprattutto, con la bomba sexy Gloria Guida.

Ma solo a posteriori, con un occhio più attento, guardando a molti suoi film ci rendiamo conto non solo di come avesse inquadrato perfettamente la società italiana ma di come anticipò molte cose.

Amiamo cominciare con quello che consideriamo il suo film migliore, poiché si cimenta in una grandissima prova drammatica, ossia Il Mostro per la regia di Luigi Zampa del 1977 in cui recita a fianco di Sidney Rome, Gianrico Tedeschi e Renato Scarpa. Lui è Valerio Barigozzi un fallito a tutto tondo sia professionalmente, come cronista, sia come uomo, con un matrimonio fallito alle spalle e una ex moglie arcigna e un figlio fin troppo sensibile.


Costretto a sbarcare il lunario in uno sgabuzzino, in cui risponde alla posta del cuore e crea falsi scoop scandalistici ritoccando le foto dei vip, riceve una lettera in cui si preannuncia l’omicidio di un noto presentatore di programmi per bambini. Da qui si troverà invischiato nella rete di un assassinio seriale che lo porterà alla ribalta ma che avrà un durissimo dazio da pagare.

Questo film mostra il lato oscuro del Quarto potere nostrano, lo sciacallaggio, il creare processi mediatici e quel vizio, oggi ingigantito tramite i social, di confezionare bufale per attirare i lettori. Ma è anche uno spaccato della vita precaria, mai cambiata purtroppo, di tutti coloro che vivono nel mondo della carta stampata.

Con toni decisamente più leggeri, ma sempre profetici, e sempre incentrata sul mondo della comunicazione, è una commedia del 1984, per la regia di Luciano Salce, Vediamoci chiaro in cui sono presenti Eleonora Giorgi, Angelo Infanti, una giovanissima (ma già sul pezzo) Milly D’Abbraccio, la voluminosa Fiammetta Baralla e un insospettabile Michele Mirabella. Qui Dorelli è Alberto Catuzzi un manager televisivo di una giovane emittente laziale che a seguito di un incidente perde la vista. Il film apre uno scorcio, poco lusinghiero forse perché veritiero, sulle nascenti Tv private in quel momento in fervente sviluppo. Paradossalmente fu profetico poiché la figura del Cav Mercalli, interpretato da un ficcante Geoffrey Copleston, proprietario di un emittente lombarda ricorda il Berlusca e soprattutto il braccio di ferro tra le due tv finisce a vantaggio di quella del nord cosa che realmente avvenne con il canale Europa 7.

Tale emittente fu lanciata il 1º gennaio 1999; successivamente, pur avendo vinto una concessione per le frequenze nazionali dallo Stato italiano, non l'ha mai potuta utilizzare in ragione della mancata applicazione del Piano Nazionale Assegnazione delle Frequenze, che stabiliva i limiti per singolo operatore, a causa dell'inattività dei governi che si sono succeduti nel Paese se non, addirittura, al loro ostruzionismo. La cosa curiosa fu che Rete 4, che non aveva ottenuto tale concessione, trasmise tranquillamente. Se non è una strana combinazione questa…


Sempre per la regia di Salce è un'altra fatica dorelliana del ’77 ossia La Presidentessa, in cui recita di nuovo al fianco di Tedeschi e con la compianta Mariangela Melato. Il film è la terza versione per il cinema dell'omonima pochade di Maurice Hennequin e Pierre Veber, dopo La présidente (1938) di Fernand Rivers e La presidentessa (1952) di Pietro Germi. In questa occasione il nostro Johnny recita due parti quella di Tony e Ottavio Beghin rispettivamente un traffichino e donnaiolo altro rappresentante del Ministero della Giustizia e il suo imbranato e romantico nipote.

Totalmente girato e ambientato in Veneto il film mostra, con quelle che all’epoca sembravano essere esagerazioni, ma oggi sappiamo essere verità, il malcostume e il sistema di raccomandazioni e amicizie intime di politici e alti burocrati. Ma, soprattutto, mostra un sistema giudiziario e una magistratura volutamente pigri, indolenti e lassisti e quasi intoccabili. Un film come questo oggi farebbe storcere il naso a tantissime toghe (rosse). Ma anche qui si anticipa una moda nostrana fatta di veline e “nipotine” varie…


In Una sera c’incontrammo di Pietro Schivazappa del 1975, tratto dal romanzo Amare significa… di Italo Terzoli e Enrico Vaime, Dorelli è Odeon Prandoni operaio sottoproletario della Milano del boom economico che un giorno incontra Minnie Bennet. Ella è un’obesa e viziata americoitaliana perché, come specifica, “gli italoamericani sono i poveri che vanno in America sperando di diventare ricchi, mentre gli americoitaliani sono gli americani che vengono in Italia a fare i ricchi”.

Probabilmente questo è un grandissimo film di denuncia in primis perché mostra, sempre in tono leggero, le condizioni di vita dei ceti meno ambienti (Odeon vive dentro una baracca) e la natura ipocrita dei ricchi che vogliono ammantarsi dell’aura di bontà per lavarsi la coscienza e pontificare. È indimenticabile la sequenza del pranzo a casa dei Bennet ove un’attempata e tiratissima padrona di casa, interpretata da Gabriella Giacobbe, sciorina le innumerevoli attività di beneficenza che fa verso i poveri, anzi i “suoi poveri”, non nascondendo il disgusto che prova verso Odeon e la classe sociale a cui appartiene.

Difatti lo stesso operaio dirà “perché io appartengo all’altra categoria di poveri che non interessa la signora”. In tempi non sospetti il nostro Johnny anticipò la galassia dei free radical chic e dei comunisti col rolex.

Con Pasquale Festa Campanile, invece, nel 1977 veste i panni di Alfredo in Cara Sposa con Agostina Belli ed Enzo Cannavale. Questa volta è un ex detenuto, finito in carcere per presunti maltrattamenti alla moglie, che rilasciato fatica a reinserirsi nella società. La moglie lo ha abbandonato e non gli permette di vedere il figlio Pasqualino e vive di lavori occasionali. Anche qui assistiamo ad un’anteprima della tragedia che colpisce spesso tanti padri separati costretti alla miseria e a lesinare incontri con i figli per colpa di un coniuge vendicativo e di una magistratura compiacente e connivente.

Nel 1984 per la regia di Sergio Corbucci, in tandem con Paolo Villaggio, recita in A tu per tu, veste i panni del faccendiere Emanuel Sansoni che è costretto a darsi alla macchia poiché invischiato in uno scandalo di tangenti e fondi neri. Erano i primi anni ’80 mancava ancora un decennio allo scandalo di Tangentopoli…

Chiudiamo con un simpaticissimo film ad episodi, che possiamo annoverare nella categoria delle commedie sexy all’italiana, ossia Sesso e volentieri di Dino Risi del 1982 in cui lavora assieme alla moglie Gloria e alla compianta Laura Antonelli. Le varie situazioni proposte svelano vizi, manie e segreti sotto le lenzuola, e non solo, dell’italiano medio. E a tutt’oggi le cose non sono di certe cambiate né migliorate.

Riscoprire oggi il cinema di Dorelli non solo vorrebbe dire riappropriarsi di una fetta considerevole della nostra cultura ma anche strapparci delle sane risate, anche se un po' agrodolci, dinnanzi al vuoto della comicità attuale che dove non è inutilmente volgare è castrata dalla scure del politicamente corretto.

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