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MEZZO SECOLO CON CANDY CANDY


candy candy

Cinquant’anni fa debuttava sulla rivista contenitore di shojo manga Nakayoshi Candy Candy, una storia che univa un soggetto originale della scrittrice Keiko Nagita, con lo pseudonimo di Kyoko Mizuki, e i disegni dell’illustratrice Yumiko Igarashi.

 

Il successo fu immediato e spinse l’anno successivo la Toei Doga a realizzare un adattamento anime di 115 episodi, che poi girò per il mondo, risultando molto amato in particolare in Italia, Francia e America latina, dal Messico al Cile.

 

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Candy diventò uno dei personaggi anime più emblematici degli anni Settanta ed Ottanta, con molte repliche ed iniziative editoriali a lei legate: purtroppo, a metà anni Novanta, l’amicizia che univa le sue due autrici si incrinò per motivi di soldi e il risultato fu il blocco dei diritti e di pubblicazione del manga, di cui era in programma una nuova edizione nel nostro Paese dopo quella colorizzata del Gruppo editoriale Fabbri, e di trasmissione dell’anime.

Sono ormai passati quasi trent’anni da allora, ma nonostante questo Candy Candy resta un personaggio iconico, alimentato in un certo senso dalla sua assenza, anche se relativa: i giornalini editi dal Gruppo editoriale Fabbri con il manga tradotto, per molti il primo di una passione giunta fino ad adesso, sono ancora ricercati e collezionati e l’anime è di non difficile reperibilità, complici anche alcune repliche non ufficiali su canali locali.

 

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Candy ispira autori di fanart e illustrazioni, gadget artigianali di appassionati, storie alternative, saggi, articoli ed eventi: a fine marzo, Lucca Collezionando ha ospitato una mostra di gadget in tema, testimonianza di una passione tra Italia e Giappone, realizzata grazie alle due collezioniste storiche in tema Giorgia Vecchini e Monica Pachetti, due ex bambine della generazione Candy cresciute con la loro passione.

 

Yumiko Igarashi, la disegnatrice che secondo alcuni ha bloccato per ripicca ogni nuova riproposta di Candy, è tornata in Italia nel 2024 a Genova e nel 2025 a Catania, firmando anche immagini della bionda Tuttalentiggini: del resto, la mangaka ha stabilito un suo Museo ad Akashiki, nella prefettura di Okayama, dove c’è anche una nuova Candy senza lentiggini ma sempre con Terence.

Per contro, nella stazione Shimabata di Tokyo c’è un piccolo ma molto nutrito Museo di Candy messo su da un appassionato, con una parte del tantissimo materiale uscito in tema, cartaceo e gadget, con anche una sezione sulla fortuna della bionda eroina all’estero, Italia in testa.

 

Anni prima che esplodesse il mondo otaku in Italia tra pubblicazioni di manga e fiere del fumetto, il personaggio di Candy rappresentò una specie di prova generale per i fan, soprattutto per le ragazze, tra corse in edicola per prendere il giornalino, binge watching durante le numerose repliche e collezionismo dei gadget e delle pubblicazioni in tema, alcune ridisegnate da artisti nostrani, altre con riprodotte le bellissime tavole originali prese dagli artbook giapponesi.


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Certe cose non si possono dimenticare e non è solo in Italia dove Candy è ricordata: in Francia esiste ancora uno zoccolo duro di appassionato e il personaggio è citato in tutte le storie di manga ed anime come emblematico, mentre in America latina ci sono iniziative in tema quali pubblicazioni, concerti con la colonna sonora di Takeo Watanabe, raduni cosplayer e la riproposta dell’anime su alcune televisioni locali.

Senz’altro conta l’effetto nostalgia canaglia, ma non bisogna dimenticare che Candy presenta un personaggio femminile interessante e volitivo, simile ad eroine della grande letteratura come Jane Eyre e Elizabeth Bennett, ma nello stesso tempo moderno e accattivante. Le autrici non hanno nascosto di essersi ispirate a opere e personaggi come Papà gambalunga, Piccole donne, Anna dai capelli rossi e Romeo e Giulietta, creando una nuova figura classica che continua a piacere.

 

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Parte del successo di Candy è anche il finale aperto, lasciato all’interpretazione degli appassionati, anche dopo l’uscita del romanzo conclusivo di Keiko Nagita: la ragazza si innamora profondamente del bel tenebroso Terence, non un bad boy alla After, ma un personaggio molto più complesso e simpatico, ma sulla sua strada c’è anche Albert, il suo benefattore, nonché il Principe della Collina che l’aveva affascinata da bambina, che potrebbe essere l’amore della sua vita.

Potrebbe, ma nel manga tutto resta appena accennato, nell’anime non c’è una posizione netta e, dato che in Italia si amava molto Terence, l’adattamento nostrano fece sposare Candy con il suo amore. Nel romanzo, si parla di un Anohito senza nominarlo, ci sono degli indizi che potrebbero suggerire che sia Albert, ma anche molti che possono suggerire che sia Terence: alla fine, hanno lasciato tutto in mano ai fan.

 

Gli appassionati che continuano quindi a celebrare ed omaggiare Candy: in Italia, la compagnia teatrale viareggina de I Giocolieri delle Stelle ha realizzato un fan film, una pellicola non a scopo di lucro in tema, dopo aver ottenuto grande successo con due creazioni analoghe su Lady Oscar e su Pollon: e il successo ha benedetto questo nuovo tributo ad un personaggio davvero senza tempo, nostalgico ma nello stesso tempo attuale, visto che parla di amicizia, amore, realizzazione di sé, indipendenza, emancipazione e tanto altro ancora.

 

In realtà, Candy non è mai andata via, è cresciuta con i suoi fan, che non l’hanno dimenticata e le hanno dedicato tanti momenti della loro vita e continueranno a farlo. Sperando che un giorno Keiko Nagita e Yumiko Igarashi trovino un accordo, in un modo o nell’altro.

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