Il 27 dicembre all'ospedale pediatrico Gaslini di Genova la Mezzaluna Rossa Kurda in Italia (branca italiana dell'organizzazione umanitaria ispirata alla Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, nata molti anni fa in Germania, che opera principalmente nel Rojava o Federazione della Siria del Nord e nella regione autonoma del Kurdistan iracheno) ha organizzato una conferenza stampa per parlare del piccolo Omar, un bimbo kurdo che vive nel campo profughi di Makhmur (campo autogestito creato nel 1998 da profughi curdi della Turchia, del quale parleremo in seguito).
Omar, di 11 anni, soffre di una grave malformazione vascolare di difficile trattamento chirurgico.
L'ospedale genovese, a seguito della collaborazione tra Croce Rossa Italiana e Mezzaluna Rossa Kurda, si è reso disponibile (il primo intervento avverrà il 10 gennaio). La Mezzaluna ha anche lanciato una sottoscrizione ( https://www.mezzalunarossakurdistan.org/) per raccogliere 10 mila euro, necessari soprattutto al sostentamento e alloggio della famiglia di Omar per il lungo periodo necessario agli interventi e alle cure, e ai frequenti spostamenti.
Nel frattempo la situazione nel campo di Makhmur (Mexmûr in curdo) è tragica.
Il campo, nato nel 1998 nell'Iraq settentrionale (attualmente regione autonoma del Kurdistan) per ospitare i profughi kurdi in fuga dalla Turchia, conta circa 12 mila abitanti, scuole e varie attività .
I contrasti tra l'autorità regionale e l'amministrazione del campo, a causa dell'accusa del governo turco di essere dominato dal PKK (che comunque garantisce la sopravvivenza dei rifugiati), sono sempre più forti, limitando o addirittura bloccando i movimenti della popolazione del campo. Inoltre Makhmur viene spesso bombardato dall'aviazione turca (l'ultimo episodio è avvenuto nel giugno di quest'anno, nel quale è deceduto il dottor Bozkir, amministratore del campo).
Erdogan ha più volte dichiarato che le nazioni unite dovrebbero chiudere il campo altrimenti lo farà lui.
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