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Wonder Woman: 80 e non li (di)mostra

Aggiornamento: 19 gen 2022

Per l’inaugurazione della mostra Wonder Woman il mito, dal 17 novembre 2021 al 20 marzo 2022 a Palazzo Morando (Milano) abbiamo parlato con Alessia Marchi, ideatrice e curatrice dell’evento, che ci ha spiegato perché Wonder Woman l’ha conquistata, perché una mostra del genere era necessaria, e perché 80 anni fa Wonder Woman fu la pioniera del femminismo nel mondo dei super eroi.

Alessia Marchi

Wonder Woman compie 80 anni. Parafrasando Guccini, come fa ad essere sempre “giovane e bella”, caratteristica degli eroi (e delle eroine)?

E’ la maledetta fortuna del mito, senza tempo, senza età, pieno di mistero e fascino. Quattro ingredienti assolutamente necessari per funzionare a livello narrativo e questo è particolarmente vero per i supereroi, che vivono tra di noi, ci aiutano ma provengono da mondi lontani avvolti dal mistero.


Pochi giorni fa si è inaugurata la mostra dedicata a Wonder Woman da te curata. Perché hai deciso di dedicare questo tempo della tua vita a lei?

Non l’ho cercata, mi è arrivata come fanno le dee nel momento del bisogno. Ero in piena crisi per un progetto lavorativo finito male, grazie all’ignoranza di certi direttori di museo che si credono i detentori del patrimonio. Mi sono imbattuta sul film di Angela Robinson sul creatore di Wonder, William Moulton Marston, mi è stato subito chiaro che la dimensione epica, che è quella che sostiene il personaggio, era forte e che la struttura dell’eroina era, passami il termine, “muscolosa”.


Siamo spietati. Perché tra mille offerte di mostre ed eventi qualcuno dovrebbe scegliere proprio questa mostra? Uscendo dopo averla visitata perché dovrebbe dire “Sono una persona più ricca e migliore di quando sono entrato!”?

Lo sarò anch’io, come una Guerriera. Sono convinta che il viaggio dell’eroina, che stiamo raccontando in generale da pochissimo, e mi riferisco a tv, serie televisive etc. qui trovi le sue radici post-moderne più profonde. Sappiamo cosa fa l’eroe, ma l’eroina? Ecco, Wonder Woman ci insegna attraverso un cuore artemideo, cioè attraverso un piglio compassionevole ma deciso, come conquistare il nostro spazio senza calpestare gli altri ma anzi aiutandoli. La strada della dea è un viaggio psicologico e trae la sua forza dagli archetipi che tocca, ovvero quelle figure simboliche che sono dentro di noi, e quando arriva al terzo archetipo cioè quello della Guerriera, la troviamo in tutta la sua forza. Quella di Wonder è una Guerriera luminosa in grado di toccarci da 80 anni, e non è scontato.


William Moulton Marston, creatore di Wonder Woman, era uno psicologo che sosteneva la superiorità naturale della donna, però viveva in una villa poco fuori New York con la moglie e l’amante, come patriarca di una “tribù”. Non c’è una leggera contraddizione in tutto ciò?

Se c’era uno che viveva di contraddizioni era lui. Sosteneva con grande forza la superiorità delle donne, ma erano anche gli anni Trenta, la sua era visione avanguardia pura. Pessimo uomo d’affari, spesso troppo in anticipo sui tempi, ma sicuramente intelligente e istrionico. La scelta, per esempio, di fare disegnare Wonder Woman a H. G. Peters non è una sua idea ma dell’editore, ma almeno Pet4ers era marito di una femminista attivista e veniva da un ambiente, quello di San Francisco, certamente progressista. Meglio di niente!


Wonder Woman è’ uno dei tre supereroi sempre pubblicati da quando nacquero. Gli altri due sono Batman e Superman. Il motivo è l’accordo tra DC Comics e Marston (e i suoi eredi) per cui i diritti del personaggio sarebbero tornati a Marston, se la DC avesse smesso di pubblicarlo. Questo significa che Wonder Woman vive solo perché porta dollari alla Warner, a prescindere se le storie sono mediocri?

Questo dovresti chiederlo a loro. A mio avviso, nonostante in certi archi narrativi non sia sempre stata compresa da chi l’ha disegnata e scritta, la sua fortuna rimangono gli archetipi e i simboli che Marston è riuscito a dare al carattere del personaggio, che sono quelli che, nell’ambito della narrazione tengono la sfida al tempo. Poi sono d’accordo sul fatto che a volte non abbiano saputo come trattarla, e non è nemmeno un problema se chi la scrive/disegna è un uomo o una donna, credo sia proprio la mancanza di conoscenza del viaggio dell’eroina. Uno che funziona moltissimo è Hiketeia, spero ci possano fare un film, è una storia perfetta.

[Nota: Wonder Woman: The Hiketeia è una graphic novel scritta da Greg Rucka e disegnata da J.G. Jones pubblicata dalla DC Comics nel 2002. La storia vede Wonder Woman e Batman come avversari, in una storia che trae ispirazione dallo schema della tragedia greca. Pubblicata in Italia dalla RW LION nel 2017.]


Wonder Woman è un’amazzone guerriera, eppure il suo messaggio è di pace. Non c’è contraddizione?

Le Amazzoni combattono per difendere. Ci sarà sempre una guerra, perché l’uomo è così, ma possiamo confidare su un potere che cerca la gestione del conflitto e non la sua espansione. Artemide/Diana scende in campo per risolvere, non inizia una guerra, questa è di Marte/Ares. Pensa che nei primi numeri esisteva un’isola per i villains, sulla quale si cercava di redimerli e reinserirli in società. E poi sai come si dice: “Se devi fermare un asteroide chiami Superman, per risolvere un mistero Batman, ma per fermare una guerra chiami Wonder Woman”. La frase è di Gail Simone, che a mio avviso ha scritto tra le più belle sceneggiature del personaggio.


Perché una “donna meravigliosa” dovrebbe essere un modello per le ragazze del XXI secolo^? La “meravigliosità” e l’unicità non contrastano con l’inclusività e un pensiero comunitario? Per dirla in parole povere: se sei una Wonder Woman, come fa una normal woman a vederti come modello^?

Non dimentichiamo che siamo nel campo supereroistico, una narrazione di genere fantastico nata per permettere l’evasione. C’è sempre un grado di interazione e identificazione tra storie e lettore, questo grazie al grado di bravura di narratori e artisti, e visto che ha 80 anni direi molto. Quando leggiamo una storia quello che ci porta e trasporta è capire cosa farà il protagonista e cosa gli altri comprimari, ma anche cosa faremmo noi al suo posto se avessimo quell’occasione, se ci capitasse quella cosa e la sensazione di avere superpoteri è un esercizio che arriva da lontano, dal gioco, dall’immaginazione. Sappiamo bene tutti che non siamo supereroi ma a volte lo dimentichiamo e facciamo cose straordinarie come se li avessimo. Una specie di volo del bombo.


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