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LUCCA 2023. Tendenze del mercato

Con circa 315.000 presenze per cinque giorni si è conclusa l’edizione 2023 di Lucca comics & Games. Ormai, sia pure con un calo rispetto ai 340.000 del 2022, siamo al di là della semplice manifestazione. Lucca Comics & Games è un evento a tutti gli effetti, ossia un qualcosa che incide e segna l’ecosistema culturale. Questo gigantismo è al tempo stesso il vanto, ma anche il tallone d’Achille della cosa. Pensare di riuscire a seguire ogni singolo dibattito/presentazione/incontro è pretesa folle. Credere di riuscire a tenere conto di ogni novità portata dai vari editori è un sogno. È semplicemente impossibile, dato che è ragionevole stimare in oltre 200 i fumetti (volumi e primi numeri di collane) proposti come novità “imperdibili”. Se poi allarghiamo il campo al mondo del gioco (di Ruolo, da Tavolo, e Videogiochi) il numero cresce vertiginosamente. Anche questa è una tendenza da non trascurare, ovviamente. Una disamina fredda e spietata porta a dire che esiste tutto un mondo, quello degli editori di fumetti NON da edicola, che riversano circa il 50% delle loro speranze di sopravvivenza e delle loro produzioni di tutto l’anno in un unico momento: Lucca. È chiaro che non stiamo parlando dei predatori all’apice della catena alimentare ossia gli editori che trovano spazio senza problemi negli scaffali delle fumetteria e delle librerie. Parliamo di tutti gli altri editori, dal medio al minuscolo, che non riescono a trovare spazio nelle fumetterie, che non riescono ad arrivare nelle librerie di varia, e che vanno avanti grazie alla presenza alle varie manifestazioni e alla vendita dei fumetti che bypassa lo scoglio dei distributori (online tramite sito dell’editore, o tramite Amazon e altre piattaforme).


Ma atteniamoci ai fatti. Cosa si è capito in questi cinque giorni?


Prima cosa: A Lucca si vende. È un dato di fatto. Quasi sempre Lucca è un investimento (dal punto di vista dello standista o dell’editore) che ripaga. Non è una legge assoluta, ma in media è così. Però attenzione. Non è una tendenza applicabile a tutte le manifestazioni. Riguarda solo Lucca, e in un certo senso dipende anche da dove sei posizionato come stand. Se volessimo stilare una classifica delle varie manifestazioni riguardo il rapporto costo/incassi potremmo dire che se Lucca è in cima, con costi non da poco, ma possibilità di incassi rispettabili, dopo vengono manifestazioni come Napoli Comicon o Etnacomics, con però alcune riflessioni. Se a Lucca hai l’80% di rientrare dei costi e realizzare un utile, al Comicon di Napoli e all’Etnacomis questa percentuale scende più o meno al 50%. Questo dipende da due fattori: il puro e semplice numero di visitatori, e il fatto che Lucca è una manifestazione che attira un pubblico NON del posto, e che viene a Lucca da fuori per spendere. Anche il Comicon di Napoli e Etnacomics non si limitano al bacino di utenza di Napoli e di Catania, ma il pubblico nomade, che arriva con il preciso intento di spendere è molto minore. La prova (brutale, ma indiscutibile) è che il numero di novità portate in anteprima a Napoli e a Catania è indiscutibilmente minore di quello delle novità portate a Lucca. E Romics? Romics ha grosso modo numeri vicini a Lucca, ma è un pubblico molto diverso. È un pubblico che non viene per spendere, ma per passare il tempo. E infatti a Romics si vendono di più gadget o ricordini che non fumetti, e quasi nessun editore porta novità esclusive per Romics.


Sempre a proposito di tendenze colte a Lucca 2023 un incontro che ha permesso di capire molto di come sia oggi il mondo delle fumetterie è stato quello organizzato dall’AIE (Associazione Italiana Editori) alla Chiesa dell’Agorà il 3 novembre 2023, e dedicato a un’indagine svolta dall’AIE sulla situazione delle fumetterie. Non librerie di varia, hanno tenuto a precisare, ma fumetterie. I relatori dell’incontro erano Luca Valtorta di Repubblica (moderatore), Giovanni Russo (in rappresentanza di Lucca Crea), la responsabile della programmazione editoriale Panini, il gestore di una fumetteria di Lucca e l’incaricato dell’AIE. I dati forniti dall’AIE sono stato molto interessanti. L’AIE ha preso in esame il periodo di tempo 2019-2022. Ha inviato a 460 fumetterie un questionario ricevendo 65 risposte. Cercando di ricavare delle medie statistiche dai dati raccolti l’AIE ha così tratteggiato la situazione. Tra il 2019 e il 2020 una leggera crescita di fatturato e volume di affari. Tra il 2020 e il 2021 una vera e propria esplosione, che ha portato numeri e fatturato complessivo a livelli incredibilmente più alti con una crescita anche del 400%. Tra il 2021 e il 2022 ulteriore leggera crescita, che ha confermato l’onda lunga dell’esplosione post–covid. Questo secondo i dati del periodo 2019-2022. L’incaricato AIE poi ha aggiunto che i primi nove mesi del 2023 hanno registrato un’inversione di tendenza, con un calo sostanziale del giro di affari delle fumetterie. L’impressione è che la bolla gonfiatasi a dismisura nei 24 mesi precedenti e che aveva generato articoli su articoli circa la crescita senza fine del mercato del fumetto, stia iniziando a sgonfiarsi. La sensazione è che non si tornerà ai livelli del 2019, ma che ci si assesterà a una dimensione intermedia tra il punto di partenza e il picco massimo di fine 2022. Questo però implicherebbe cambiare la narrativa fin qui seguita della crescita senza fine (“sviluppo senza limiti”) del settore librario e delle fumetteria, e quindi è difficile accettarlo. Tanto è vero che nei giorni immediatamente successivi all’incontro sono apparsi articoli su giornali e siti di critica fumettistica che dicevano “Da Lucca la conferma che il mercato del fumetto è in crescita”. Non è vero. A Lucca si è detta una cosa diversa. Si è detto che il mercato delle fumetterie è in contrazione, e non si è detto nulla circa le librerie di varia e le edicole.


Rimaniamo però su cosa diceva l’AIE. Lavorando sui dati forniti dalle 65 fumetterie che hanno risposto la media è che solo il 51% usa uno strumento gestionale per gli ordini e il magazzino. La dimensione media di una fumetteria, secondo le 65 risposte, è di 94 metri quadrati, di cui 61 dedicati all’esposizione del materiale. La media è di due persone che lavorano in fumetteria, e il fatturato medio annuale è di 179.000 euro. Questo dato è interessante. Apparentemente sembra una cifra più che rispettabile, ma in realtà non è così. Dividiamo per 12. Abbiamo circa 15.000 euro al mese. Togliamo affitti, utenze, spese quotidiane correnti, spese per materiale, tasse dell’attività, onorario del commercialista, stipendio del collaboratore. Al gestore/titolare della fumetteria rimane (forse) uno guadagno mensile di 1.500 euro, su cui poi pagare anche le tasse. Quindi altro che cifra rispettabile. Dai dati ufficiali raccolti dall’AIE, se uno ci ragiona sopra, esce che il lavoro di gestore di una fumetteria è un lavoro povero.


Un’ultima riflessione su questa indagine AIE, prima di tornare alle tendenze di questa edizione di Lucca Comics & Games 2023. Da un punto di vista statistico è un’indagine senza senso. È vero che la statistica ci insegna che se il campione è rappresentativo anche un campion e del 5% sul totale del campo esaminato è sufficiente a dare medie plausibili, con uno scarto minimo rispetto alla realtà dei fatti, e in teoria 65 su 460 sono più del 5%. Ma il problema è tutto nella parola rappresentativo. Un campione rappresentativo è costruito prima dell’indagine. Una indagine conoscitiva non si limita a fare la madia aritmetica dei dati raccolti, perché nulla di impedisce di pensare che nelle 395 fumetterie che NON hanno risposto magari ci siano 200 esercizi commerciali che incassano 300.000 euro di fatturato annuo. O 250 locali di 400 metri quadrati. O 300 fumetterie con 10 dipendenti. Quello che vogliamo dire è che prendere 65 risposte del tutto casuali, aggregare i dati raccolti e trarre una media non ha senso, perché il numero di coloro che non hanno detto nulla è talmente più grande di quello di chi ha detto qualcosa che non è realisticamente possibile ricavare nulla da indagini del genere.

E questo è dimostrato da un semplice esperimento effettuato durante l’incontro. Essendo presenti abbiamo posto due domande: Quanti dei fumetti presentati a Lucca arriveranno nelle fumetterie? Quanti editori non trovano spazio? Lo spazio fisico è imitato, e i grandi attori impediscono l’ingresso dei piccoli, soprattutto quando le fumetteria devono comprare preventivamente le copie che arrivano nei negozi. O sono preordinati, e in qual caso non esistono copie da esposizione, ma solo copie ordinate e vendute, o il libraio deve investire sperando di vendere. Ma se sbaglia l’acquisto di 10 volumi, ecco che ha buttato dalla finestra in media 250/300 euro che gli restano in negozio come merce invenduta.

La seconda domanda è stata: Qual è il ciclo vitale di un fumetto nelle fumetterie? Da studi nelle librerie si sa che il ciclo vitale di un libro da bancone novità => bancone esposizione => scaffali dove i libri sono impilati e si vedono solo le costine è di circa due/tre settimane. Se un libro non cattura l’attenzione del curioso entro 15 giorni va in magazzino, o impilato negli scaffali. E nelle fumetterie, con una produzione mensile di molte centinaia di titoli nuovi o riproposte, e la necessità di trovare spazio per l’esposizione anche di gadget e merchandising? Ricordiamo il dato dei 61 metri quadrati medi di esposizione.

A queste domande l’incaricato AIE ha risposto molto sinceramente che non era in grado di rispondere, in quanto mancavano i dati perché “la maggioranza delle fumetterie non usa uno strumento gestionale che permette di avere i dati che chiedete”. Quindi di che stiamo parlando?


Una tendenza che si è confermata – anzi, rafforzata – è quella del successo dei fumetti provenienti dall’estremo oriente. Non si tratta più solo di manga o di Giappone. Corea, Vietnam, Taiwan, Cina. E quando non è la provenienza è lo stile grafico. Un buon 30% (e ci teniamo bassi) delle nuove proposte italiane ha nel suo stile grafico elementi riconducibili non più al mondo a fumetti franco-belga, USA o popolare italiano. Viviamo ormai in un mondo EuroManga, dove lo stile di disegno orientale è parte del bagaglio di conoscenze e tecniche dei giovani autori. A questa tendenza, che trova conferma nel fatto che ormai tutte le scuole di fumetto che vogliano essere un minimo appetibili per i ragazzi hanno una sezione manga, accanto a quella del disegno tradizionale, si unisce la crescita delle case editrici che pubblicano fumetti orientali, case editrici nuove o nuove sezioni di case editrici già esistenti. A Lucca oltre ai nomi ormai canonici abbiamo contato la Upper Comics (casa editrice nuova), la Toshokan (casa editrice alla prima grande uscita pubblica), la Gajin (sezione orientale della ReNoir Comics). Paradossalmente ormai la vera rarità sono gli editori che NON pubblicano fumetti orientali. In un certo senso sembra di essere tornati al 1991, dopo l’esplosione in edicola de I Cavalieri dello Zodiaco e Ken il Guerriero della Granata Press. All’epoca tutti gli editori che prima schifavano i manga alla fiera del libro di Francoforte del 1991 e alla fiera del libro per ragazzi di Bologna del 1992 vagavano per gli stand dei giapponesi, implorando di poter avere qualche titolo. Lo stesso si vide nel 1995-1996, dopo il fenomeno Dragonball. Sono passati 33 anni. Nulla di nuovo sotto il sole.

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